Il cls vivente: i batteri e l’autoriparazione


Il principe dell’edilizia è di certo il calcestruzzo, ma pur essendo un elemento dotato di forza e resistenza, non è eterno e subisce i segni del tempo: le crepe sono le sue rughe.
Le crepe infatti sono le più infime nemiche del cls, permettono all’acqua di penetrare all’interno del calcestruzzo rendendolo incline a danni permanenti.

I microbiologi della Technology University di Delft, in Olanda, da circa 3 anni stanno sperimentando una soluzione per porre rimedio al decadimento del calcestruzzo. La soluzione proposta potrebbe consentire alle opere in calcestruzzo di avere una vita molto più lunga di quanto non sia possibile oggi e con una soluzione completamente ecologica.
 Si tratta di inserire qualcosa all’interno del cemento ma stavolta non si tratta di additivi chimici o di materiale per fibrorinforzare: Il professor Henk Jokers ha proprio realizzato un cemento autoriparante, inserendo nella classica miscela cementizia composta da sabbia, acqua e detriti alcuni batteri che attivati dall’acqua, filtrata dalle crepe, producono calce che va a riempire le crepe, riparandole.

Per poter rendere possibile un fatto di tale eccezionalità gli studi hanno riguardato in particolare il tipo di batterio adatto allo scopo, dato che esso avrebbe dovuto resistere per decenni senza acqua e senza cibo. Per questo sono stati scelti i batteri bacillus, in grado di prosperare in ambienti alcalini rimanendo in uno status di “congelamento” fino alla formazione di una crepa da cui sarebbe filtrata l’acqua necessaria per scatenare la reazione di autoriparazione a contatto con il batterio.

Il metodo d’inserimento del batterio è stato dibattuto in più ipotesi, alla fine si è scelto di mescolare i batteri al calcio lattato, inserendo nell’impasto batteri e calcio in capsule di plastica biodegradabile. Così facendo l’acqua che sarebbe pentretata dalle crepe ed avrebbe sciolto la capsula biodegradabile facendo così germinare il batterio. Tale procedimento avrebbe convertito il lattato di calcio in carbonato di calcio, dunque calce, utile alla riparazione della crepa dall’interno dell’edificio stesso.

Al momento il bio-cemento è in stato di sperimentazione e monitoraggio: è stato usato per costruire una torretta sulle sponde di un lago e si aspetta di vedere gli effetti a lungo termine. Tale test dovrebbe far capire in quanto tempo il bio-cemento è in grado di autoripararsi e per quanto a lungo, così da verificare l’efficacia della scoperta.

Tutto ciò potrebbe condurre all’inizio di una nuova epoca in cui gli edifici sono biologici, durevoli e si autoriparano, azzerando i costi di manutenzione.

Augurandoci che questa possa essere una svolta strabiliante per il mondo dell’edilizia, vi rimandiamo alla prossima settimana con un nuovo articolo!