Gli Antichi Romani inventori del cls più resistente


La resistenza del calcestruzzo è un tema fondamentale nell’ambito delle costruzioni, tanto quanto la sua ecosostenibilità, se poi è possibile trovare entrambe le cose in un’unica qualità di calcestruzzo allora si può dire di aver centrato il massimo dell’obiettivo. Ad oggi i crolli di edifici moderni sembrano quasi non fare più notizia, eppure ci si è sempre chiesti: in che modo costruzioni secolari molte risalenti agli antichi romani siano rimaste intatte nel corso degli anni senza subire alcun cedimento? Con questo articolo si vuole dare una spiegazione parziale di come ciò possa essere avvenuto.

Uno staff di scienziati internazionali pare abbia scoperto il segreto che ha consentito alle strutture dell’impero romano di arrivare a noi. Il motivo per cui molti dei monumenti di epoca romana sono arrivati a noi in maniera quasi perfetta, è il composto di cls che utilizzavano: si tratta di un calcestruzzo composto da materiali di origine vulcanica che lo rendevano non solo più resistente ma anche più ecologico di quello attuale. Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell’IGAG–CNR, in collaborazione con gli archeologi della Sovraintendenza ai Beni Culturali di Roma.

Da queste ricerche si evince chiaramente quanto gli antichi costruttori romani fossero dei veri esperti nello studio della materia tanto da scegliere materiali di origine vulcanica perchè più resistenti alle sollecitazioni sismiche. Molti di questi materiali erano importati dalla Campania, una regione ricca di lave e pomici. Questa ricerca è stata anche pubblicata in un articolo scientifico della prestigiosa rivista scientifica Geological Society of America Bullettin.

L’impasto cementizio, un mix di cenere vulcanica e calce, utilizzato ai tempi dell’Impero era migliore di quello attuale in particolare quindi per due aspetti: resistenza ed ecosostenibilità. Ad oggi la produzione di un calcestruzzo simile abbasserebbe notevolmente le emissioni di diossido di carbonio a livello mondiale, ciò potrebbe essere del tutto vantaggioso proprio perchè il diossido di carbonio presente nell’aria ha raggiunto livelli preoccupanti. Dunque il segreto della resistenza del cemento romano, scoperto dopo numerosi studi e analisi effettuate tra Europa e USA su campioni estratti da alcune rovine, consisteva proprio nell’utilizzo dei particolari minerali contenuti nella roccia vulcanica e nella calce, che a contatto con l’acqua rendevano il calcestruzzo particolarmente solido.

Le conferme di tali studi sono presenti anche nello storico trattato De Architectura, in cui l’autore romano Vitruvio fa riferimento ad una pumex pompeiana che gli archeologi hanno identificato con le scorie laviche impiegate dai costruttori romani. Le analisi del gruppo di ricercatori hanno dimostrato che quelle impiegate al Foro di Cesare e di Traiano possiedono la stessa impronta geochimica di quella delle lave presenti a Pompei.

Tutto questo fa pensare al fatto che le maestosità architettoniche del passato devono essere per il futuro fonte di studio e ricerca, perchè potrebbero essere la chiave che apre le porte a nuovi materiali per la costruzione, argomento che da tempo è fonte di dibattito e ricerca, la nascita di un nuovo aggregato di cls alla portata di tutti e a tutela dell’ambiente.

Perchè allora non ispirarsi agli antichi romani provando così a sperimentare ciò che secoli fa era realtà?

Arrivederci alla prossima settimana con un nuovo articolo!