Costruire a basso impatto: cls cellulare e Inertex


I materiali innovativi nell’ambito edilizio sono motivo di ricerca e cambiamento. Dietro la scelta di un nuovo materiale c’è l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente andando a riutilizzare materiali dal difficile smaltimento. In linea generale nel settore delle costruzioni c’è un ampio sfruttamento delle risorse ambientali, entrare nell’ottica della sostenibilità è certamente una svolta.

Il calcestruzzo cellulare

Il calcestruzzo cellulare è un materiale da costruzione recente ma allo stesso tempo centenario, inventato infatti solo agli inizi del Novecento. L’idea era quella di creare un materiale non dannoso per l’ambiente e con le stesse caratteristiche del legno: isolante, solido, semplice da lavorare, ma senza gli inconvenienti tipici di quest’ultimo: non combustibile e più resistente all’acqua. Questo tipo di cls è un composto a base di una miscela di acqua, sabbia silicea, cemento e calce.

I blocchi di cls cellulare presentano una consistenza ed un aspetto simile al polistirolo, ma presentano caratteristiche fisiche di tutto rispetto: ottimo isolante termico, molto leggero ed ignifugo. Questi blocchi vengono utilizzati aggregandoli attraverso una speciale colla oppure attraverso delle scanalature o impugnature presenti in origine nella forma del prodotto; la lavorabilità è assicurata: sono facilmente tagliabili ed incollabili, e per questo il cls cellulare è spesso scelto come materiale nel fai da te.

Avendo la vocazione di prodotto per l’utente finale la sua disponibilità in commercio non deve stupire: è facilmente acquistabile perfino su piattaforme online come Amazon. Il costo ridotto dei blocchi di cls cellulare insieme alla facoltà di lavorazione ne rendono preferibile l’utilizzo le tramezzature, al posto dei tradizionali blocchetti in laterizio. Mediamente il costo a metro quadro per blocchi di altro materiale dello spessore di 10 cm è di 9-10 euro, invece per l‘acquisto di un singolo blocco da da 250 mm per 600 mm per 100 mm è di circa 1-2 euro.

Il cls cellulare è disponibile non solo in blocchi, ma anche come nuova forma di biocemento aggregato. Questo materiale si ottiene tramite l’amalgama di una boiacca di cemento con una schiuma a base di componenti ecologici e non inquinanti, che gli conferiscono consistenza e stabilità, così facendo l’impasto acquisisce una struttura a cellule d’aria chiuse rivestite di cemento e non intercomunicanti tra di loro. E’ proprio grazie a questa particolare struttura che il cls cellulare è molto leggero e dotato di un notevole potere isolante ed ignifugo.

Inoltre, tale materiale può avere alcune varianti che sono in grado di migliorare ulteriormente le prestazioni del cemento cellulare. Un esempio è il Perlimix, un cls cellulare con aggiunta di perlite. L’additivo mostra ottime prestazioni di isolamento termico ed estrema leggerezza, uniti ad elevate caratteristiche di resistenza meccanica. I sottofondi a base di perlite espansa sono leggeri, incombustibili, stabili ed inalterabili nel tempo. Il materiale è di facile posa, grazie alla sua fluidità permette di formare piani regolari e lisci, privi di fessurazioni diffuse durante le fasi di maturazione ed asciugatura. Il Perlimix ha un ottimo rapporto prezzo-qualità e viene confezionato in cantiere utilizzando centraline automatiche che necessitano di limitate aree di ingombro oppure con camion dotati di impianti automatizzati.

Un altro punto nevralgico per l’ambiente è il settore siderurgico: è da lì che l’edilizia sta cercando attualmente di attingere nuove fonti riciclabili a vantaggio dell’ambiente. Secondo un’ultima stima nell’Unione Europea sono state prodotte circa 183 milioni di tonnellate di acciaio. Più della metà della massa utilizzata nel processo produttivo va a costituire emissioni gassose, rifiuti solidi o altri sottoprodotti.

Inertex

Ogni industria alla ricerca della sostenibilità ambientale deve superare alcuni ostacoli, tra cui l’aumento dell’efficienza energetica e l’eliminazione dei rifiuti. Come è noto, ogni volta che si produce ghisa o acciaio si ottiene, come sottoprodotto un certo quantitativo di scoria: si ottengono circa 0,23 tonnellate di scoria d’altoforno per ogni tonnellata di ghisa e circa 0,1 – 0,2 tonnellate di scoria per tonnellata di acciaio.

Da notizie recenti sembra che lo smaltimento rifiuti dell’Ilva, la più grande acciaieria d’Italia, partirà nel 2023 probabilmente tramite un’operazione di riutilizzo: è stato studiato un nuovo aggregato artificiale proveniente dalle scorie della lavorazione dell’acciaio. Il nuovo aggregato artificiale prende il nome di Inertex ed è privo di gas e porosità e capace di garantire ottime caratteristiche di prestazione e qualità. Il prodotto presenta ottime caratteristiche fisiomeccaniche certificate e a pieno titolo può sostituire gli inerti naturali aumentando le prestazioni dell’aggregato finale a costi estremamente competitivi.

L’Inertex trova impiego come aggregato per opere di ingegneria civile nei lavori stradali e opere pubbliche per ripristino piazzali e strade bianche, sottofondi stradali in varie pezzature, misti cementati, conglomerati bituminosi, gabbioni metallici, ballast ferroviario, inerte per calcestruzzo. E’ caratterizzato dall’assenza di sostanze indesiderabili di natura organica e soddisfa i requisiti chimici imposti dalle norme di riferimento per gli specifici utilizzi. La resistenza meccanica dell’Inertex è complessivamente superiore rispetto a quella degli aggregati naturali e riciclati.

Il prodotto viene lavorato presso la sede operativa delle Acciaierie Arvedi S.p.A. di Cremona, tale azienda si pone l’obiettivo di aumentare le performance dei prodotti mantenendo gli standard ambientali richiesti dalle normative europee. Le prestazioni sul piano ambientale si possono così sintetizzare: scarti e rifiuti delle lavorazioni riciclati o recuperati per oltre il 95%, emissioni gassose e liquide da 3 a 10 volte inferiori ai limiti di leggeIl concetto “green” è ormai la chiave del successo e l’Italia delle costruzioni lo sa!

Arrivederci con un prossimo articolo!